THE ANTI BUSH GAME

The Anti-Bush game si presenta come semplice arcade imbevuto di sottocultura pop, comunicazione politica e goliardia. Un prepotente gusto per il trash pervade ogni singola schermata: si potrà vedere Michael Moore che dialoga con Robocop mentre detenuti di Guantanamo sodomizzano i dirigenti della Enron o Gesù Cristo in persona, appena sfuggito dalle sevizie di Mel Gibson, che arringa Bush e dichiara il suo voto per i democratici. Tutto inframmezzato da sezioni educational che smontano con una semplicità disarmante l'amministrazione Bush. L'attacco è a tutto campo, dalla politica fiscale alla subalternità agli interessi delle corporations, dalla disoccupazione alla guerra in Iraq, ogni aspetto della politica neoconservatrice è sistematicamente smontato con schemi, diagrammi e una valanga di informazioni.
Col prosegure del gioco, fra infinite citazioni e colpi di scena, tanti nuovi personaggi si uniscono all'impresa e la propaganda pro Kerry si fa sempre più dichiarata. L'apice si raggiunge col comizio finale e happy end in cui il messaggio si rivela la perfetta sintesi della linea democratica: "Bush ha distrutto tutto quanto e occorre tornare indietro (all'America di Clinton, off course)".
Ma allora come si spiega tutto il fervore antiliberista che pervade ogni livello: i borghesi con le fattezze di suini, la critica così pesante ad un'America classista, intollerante e guerrafondaia?
I creatori del'Anti Bush game sanno perfettamente che pubblico può essere raggiunto da un online game. Per questo oltre ad arruolare senza ritegno le icone pop degli anni '80, fanno un uso spudorato di quel mix di sesso e violenza scandalosamente esagerato che contraddistingue la maggior parte dei piccoli videogames visibili in rete (vedi videogames amatoriali).
Se l'ingessato Dean for Iowa game e altri giochi simili estetizzano la militanza politica cercando invano di convincere il giocatore di quanto sia bello distribuire volantini o rispondere alle telefonate degli elettori*, the Anti-Bush game rifiuta qualsiasi tentazione realista a favore di una sgraziata visionarietà. E' la capacità di creare un universo in poco più di un'ora il vero punto del gioco. Infatti sono soprattutto le ambientazioni a parlare, un level design politico che costringe il giocatore a transitare per il tunnel che collega la Casa Bianca e la Enron o a discendere al ritmo del deficit pubblico verso un inferno dominato da Bush Senior.
Un vero cult da giocare (poco) e guardare (molto).

*E' doveroso però specificare che questi sono giochi concepiti per le primarie e quindi sono rivolti in particolare agli americani già politicizzati.

06/02/04 | | | #