La fabbrica della Molleindustria. Intervista ai creatori di advergames made in Italy.

05/15/2008

L’arma tagliente della satira politica e l’attitudine comunicativa immediata e ficcante del videogioco grafico, che funge da autentico vettore di ideologie ed espressione di un preciso modello culturale, sono gli strumenti a disposizione della geniale squadra di Molleindustria. Una fabbrica made in Italy di videogames smaliziatamente ribelli che ha riscosso enorme successo tra i navigatori della rete, non senza scatenare polemiche e ostilità da più parti per i contenuti altamente controversi che ha scelto di trattare, e che risponde oggi alle domande di LibMagazine.

A.N.M.: Fare satira su argomenti di scottante rilevanza politica e sociale. La gestione delle multinazionali, la libertà di ricerca scientifica, gli scandali sulla pedofilia, tutte tematiche affrontate dalla fabbrica di idee di Molleindustria in modo intelligente e spregiudicato: è capitato che siano pervenute delle critiche, che il vostro lavoro sia stato messo sotto accusa?
M.: Sì, questa estate c’è stata la vicenda riguardante il nostro ultimo gioco, Operazione Pretofilia. Un paio di associazioni cattoliche non hanno appezzato quel giochino ispirato alle operazioni di copertura dei crimini sessuali da parte del Vaticano. Hanno montato una polemica senza basi definendolo pedopornografico e sono addirittura arrivati in parlamento attraverso il deputato UDC Luca Volontè. Hanno ottenuto la promessa da parte del governo della censura del contenuto e siamo stati costretti a spostare il nostro sito su server americani per evitare problemi al nostro fornitore di servizio.

A.N.M.: A cosa è dovuta la scelta del formato di “anti-advergame” per portare avanti queste contestazioni? Esclusivamente a valutazioni sulle potenzialità comunicative?
M.: Avvertiamo la mancanza di una voce fuori dal coro nel mondo dei videogiochi. C’è una grande produzione di audiovisivi finalizzati alla critica sociale, non vediamo perchè questo non debba accadere anche per i videogiochi. Inoltre stiamo cercando di capire se il videogioco può avere delle particolari potenzialità comunicative, se certi messaggi possono essere meglio espressi in forma interattiva.

A.N.M.: Qual è il target di pubblico al quale pensate in maggioranza di rivolgervi? Si tratta di giochi in grafica da cartoon, ma credete possa essere adatto e comprensibile ad un pubblico di bambini?
M.: Il pubblico è quello dei cosiddetti casual gamers che comprende un’ampia fascia demografica, dai teenager annoiati alle impiegate in pausa caffè.
Internet non è un posto adatto ai bambini. Punto.

A.N.M.: Abbattimento delle foreste pluviali, sottrazione del terreno per il sostentamento delle popolazioni del terzo mondo, precarizzazione dei posti di lavoro, desertificazione, e avvelenamenti alimentari. Tutto nel McDonald’s videogame: solo un paradosso?
M.: Il marchio McDonald’s è una parte per tutto, l’obbiettivo della critica è l’industria della carne, in particolare della carne di manzo ingrassata a soia. Molti dei problemi ambientali che elenchi sono direttamente collegati a questo business. La precarizzazione è un discorso più ampio ma è innegabile che prime sperimentazioni di lavoro precario come lo conosciamo ora siano avvenute nelle catene di fast food.

A.N.M.: A seguito del successo riscosso dagli esilaranti videogiochi che ad oggi si possono trovare online sul vostro sito internet e in licenza Creative Commons, Molleindustria sta sviluppando qualche nuovo progetto creativo? Quale sarà l’obiettivo da colpire in questa occasione?
M.: Abbiamo un paio di progetti in cantiere ma preferiamo non anticipare nulla.

di Astrid Nausicaa Maragò